Ad essere ironici abbiamo voluto riprendere quella che sembra una specie di ossessione dell’autore: il sottotitolo. Il titolo completo del libro, infatti, è “I quindicimila passi. Un resoconto”. Ma oggi il resoconto lo facciamo noi.
Partiamo subito dall’affluenza. I ragazzi hanno risposto bene: ci sono stati cento alunni tondi, ma hanno partecipato anche moltissimi genitori e insegnanti. Difatti, un po’ per curiosità, un po’ per conoscenza, un po’ per lo spiraglio di riconoscimento datoci dal blog “Vicenza che scrive”, abbiamo quasi riempito l’intera palestra.
Ora la parola alle impressioni. Volendo fare un confronto con il primo incontro, quello con Matino, è impossibile non notare una enorme differenza di personalità, di modi di vivere e, per noi che a scuola ne parliamo molto, di poetica. Matino, infatti, un po’ come Machiavelli, scrive per diletto, mentre Trevisan scrive per guadagnarsi da vivere.
Ma anche le personalità sono profondamente diverse: Matino è propositivo, incoraggiante. Trevisan, al contrario, è pragmatico, critico e negativo verso tutto e tutti. Certo tutti gli adulti vorrebbero che a noi venisse presentato solo il lato buono della vita, ma penso che questo artista ci abbia fatto ragionare anche sugli aspetti negativi, che non possiamo far finta di non vedere.
La sua critica ci ha spiazzati. La sua personalità ci ha incuriositi. La sua voglia velata di diventare uno sceneggiatore e lasciarsi alle spalle il passato ci ha affascinati.
Dalla sua finestra, dunque, oltre agli aceri e agli ulivi, intravede un futuro di successi teatrali, più che letterari. E noi abbiamo solo potuto pregustare l'avvenire. Non possiamo altro che auguarglielo!
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